Trucco permanente e tatuaggio artistico
Quando si parla di trucco permanente non si può non fare qualche riferimento alla tecnica del tatuaggio artistico: entrambi i procedimenti hanno in comune il principio di inserire nella pelle un pigmento colorato, che stia a lungo sulla pelle.
Le finalità sono ovviamente diverse: con il tatuaggio si realizzano specifici disegni per abbellire tutto il corpo, mentre il trucco permanente si utilizza per sostituire il make up tradizionale in specifiche parti del corpo come le labbra, gli occhi e le sopracciglia.
Vuoi scoprire come nasce il trucco permanente e perché è così legato al tatuaggio? Continua a leggere!
Le origini della dermopigmentazione
La dermopigmentazione ha origini davvero remote: pare infatti che già 6000 anni fa uomini e donne decorassero il loro corpo con forme e disegni. Gli egizi usavano i tatuaggi durante le cerimonie funebri, i legionari romani invece incidevano sul corpo il nome dell’imperatore o del loro generale.
In epoca moderna si inizia a parlare di tattoo grazie al capitano inglese James Cook che, nei suoi viaggi in Polinesia, aveva scoperto la pratica del tatau. Tatau significa appunto marchiare con segni o battere, in riferimento al movimento dello stilo di legno sull’ago utilizzato sulla pelle.
A prescindere dall’epoca il tatuaggio, oltre che per abbellire il corpo, veniva eseguito per lanciare un messaggio: l’appartenenza a una classe sociale elevata, all’esercito o a un movimento culturale, ma non solo. Spesso i tatuaggi erano un segno di disonore, fatti su disertori e schiavi.
La pratica della dermopigmentazione come sostituta del trucco nasce invece nel 15° secolo in Cina: per evitare di truccarsi per ogni spettacolo (le esibizioni duravano per lunghi periodi di tempo) gli attori avevano deciso di farsi iniettare pigmenti colorati sulla pelle. Da quel momento in poi questa versione arcaica del trucco permanente che conosciamo oggi si è diffusa in tutto il Paese del Sol Levante e non era raro trovare, nelle città cinesi, dei piccoli chioschi in cui le donne si facevano disegnare le sopracciglia.
Dall’oriente il trucco permanente arriva in occidente grazie all’estetista Carole Franck: in uno dei suoi numerosi viaggi a Hong Kong aveva notato che attori e attrici di teatro non applicavano il trucco giornalmente, ma lo avevano sostituito con dei tatuaggi.
Da questa scoperta è nata quindi l’idea di studiare la tecnica e portarla anche in occidente, con lo scopo di ritoccare sopracciglia, occhi e labbra.
La svolta
Era il periodo tra la fine degli anni ‘80 e l’inizio degli anni ‘90: momento “buio” per le sopracciglia, che si portavano estremamente sottili. Quando si portano le sopracciglia così fini è complicato poi farle ricrescere e quindi, passata la moda, tantissime donne si sono trovate nella condizione di dover rimediare al danno fatto in passato e si sono rivolte ai tatuatori.
All’epoca non era una pratica diffusa come oggi: tecnologia e tecniche non erano ancora sviluppate, i tatuaggi eseguiti erano piatti, senza tridimensionalità e non si teneva conto dei cambiamenti della pelle e del colore del pigmento iniettato.
L’idea era buona ma da migliorare!
Per sopracciglia, occhi e labbra non si potevano usare gli stessi attrezzi e colori utilizzati per il tatuaggio artistico: è così che nascono le prime macchine da trucco permanente, gli aghi specifici e i pigmenti riassorbibili.
La tecnica viene studiata e migliorata sino ad arrivare agli eccellenti risultati che conosciamo oggi: effetto naturale, colori organici che spariscono piano piano con il passare del tempo, attrezzatura specifica e protocolli igienico-sanitari ben precisi.
Conoscevi la storia comune tra tatuaggio e trucco permanente?
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